Intervista Colapesce Dimartino
Incontriamo Colapesce Dimartino, per ora al secondo posto della classifica. Una sorpresa dopo il festival del covid, all’epoca dissero che volevano arrivare quinti e furono quarti: se va così anche quest’anno… saranno primi? Il brano Splash è molto orecchiabile, un ritmo serrato e molto pop, con sonorità della melodia italiana anni '60 e '80, uno stile inconfondibile, negare per affermare. Lorenzo Urciullo “Colapesce” e Antonio Dimartino sono due siciliani di Siracusa e Palermo, marcano una ironia strana, sagace e non banale. Rispondono ai giornalisti in un libero scorrere, due voci e un solo pensare.
Che cosa vi aspettate dal festival, dunque?
Il successo è sempre un incidente, una volta Gino Paoli ci ha regalato questa frase. La notorietà, la conferma di essere compresi e amati dipende da un insieme di cose che non si possono programmare. Siamo felici del testo e del brano perché ci rappresenta. Abbiamo pronosticato di arrivare al 14° posto: siamo secondi, incrociamo le dita, ma ci interessa stare bene dentro questa esperienza, cerchiamo sempre di sdrammatizzare.
Prima di “Musica leggerissima” eravate considerati alternativi, ora siete ascoltati da tutti: vi sentite cambiati?
Quando scriviamo siamo sempre gli stessi, Musica leggerissima e Splash sono nate come le canzoni che facevamo prima, non è cambiato nulla. La canzone è un atto molto istintivo, ci sono frasi che escono legate a ricordi, e non esiste per noi qualcosa che sappiamo o conosciamo a priori, non programmiamo di piacere di più o di meno.
Avete lanciato un video virale sul tema della intelligenza artificiale che ha avuto molto successo. Ve lo aspettavate?
È un Sanremo governato da cervellone elettronico che può sapere chi saranno i prossimi cantanti nelle edizioni fino al 2050. È un gioco, ma è anche una riflessione sul meccanismo dell’intelligenza artificiale. È impossibile che un robot possa creare al posto della mente umana, non ci convince. È un grande tema, abbiamo scherzato, ma ci stiamo pensando sopra.
Parliamo di Splash.
Nella nostra esistenza, fin da quando siamo nati, viviamo in un’aspettativa: i nostri genitori ci trasmettono che si aspettano da noi delle cose, dobbiamo esserne all’altezza. Ognuno si misura con le sue aspettative, per questo gli obiettivi o i progetti nella vita forse ci impediscono di vivere davvero, di sentire. Il messaggio è vivere di più la propria vita nel qui e ora.
Il vostro rapporto oggi, dopo il successo, è cambiato? Com’è?
Viviamo a Milano a sette fermate di metro, questo ci aiuta, siamo amici, molto. Il nostro duo ha fatto uscire le nostre personalità, ma stiamo facendo delle cose anche in maniera solitaria, sebbene in due pensiamo che ci diamo indipendenza. Noi siamo qui perché abbiamo ancora voglia di stare insieme. L’idea di essere liberi di fare senza che nessuno ce lo imponga ci tiene uniti, siamo reciprocamente molto grati l’uno all’altro. E questa autenticità arriva al pubblico.
Un momento d’oro per voi e invece parlate sempre di crisi esistenziali?
È vero. Avevamo una canzone che ci rappresentava, la canzone parla del peso delle aspettative, l’uomo per arrivare a un traguardo non vive. Noi non siamo esattamente così, o meglio cerchiamo di migliorarci, osserviamo gente che lavora tutto il giorno per arrivare a un obiettivo ma in realtà non vive. Ci piaceva il contrasto linguistico, fin dall’incipit, come Tenco che scrisse “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare”, un verso difficile ma splendido. L’abbiamo mandata ad Amadeus, ma della selezione abbiamo saputo il 4 dicembre al TG1 come tutti.
Esce anche un vostro film.
Il 20 febbraio uscirà un film “La primavera della mia vita” per la regia di Zavvo Nicolosi: ci saranno anche Madame, Roberto Vecchioni, Brunori sas, e tanti artisti e attori siciliani. Ci lavoriamo da un anno.
Avevate detto che non sareste tornati dopo il primo festival nel 2021.
La scorsa volta non c’era il pubblico, la città era zona rossa, stavamo chiusi nelle nostre camere o sul palco in un teatro deserto. Questo è il nostro vero primo festival.
Leggerezza e spensieratezza? Ancora?
Continuiamo a essere leggeri, crediamo nel valore della musica e delle parole più che nel sistema che fa sembrare tutto un grande Instagram.
Oltre alla musica che fate? C’è un genere cui vi ispirate?
Sono diversi, Leonard Cohen, De Andrè, The Flaming Lips, Neil Young, Strokes, Artic Monkey. Alla fine suoniamo tutto nei dischi, siamo abituati a suonare più che a cantare, il sound è molto importante. Ascoltiamo Modugno, Battisti, Dalla, insomma musica autentica.
Parliamo del duetto di venerdì con Carla Bruni.
La scelta era “Azzurro” perché ci ricorda “Splash”: la storia di una estate in città, con diversi piani di lettura. E anche Azzurro inizialmente era stato frainteso, non si capiva, c’è un verso curioso: “Cerco un po’ di Africa in giardino, tra l’oleandro e il baobab”. La canzone divenne molto famosa in Francia, quindi abbiamo cercato un personaggio francese, abbiamo scelto Carla, abbiamo fatto per lei una prima parte favolistica, immaginaria.
(Prof. Luca Monti - inviato a Sanremo)