TourFest 2024 | Lucania Film Festival
La meraviglia del cinema nelle piazze di un magico borgo
Di Cecilia Salerno
I piccoli borghi della provincia di Matera sono tutti molto diversi fra loro, ma una peculiarità li accomuna: attraversandoli si ha la percezione di essere catapultati in un’altra epoca, in cui la frenesia e la velocità tipiche del mondo capitalista lasciano spazio al silenzio e alla lentezza, in cui è ancora possibile essere circondati dalla magia di una natura incontaminata.
È proprio uno di questi borghi a fare da sfondo alla venticinquesima edizione del Lucania Film Festival, il progetto di promozione e diffusione del cinema ai non addetti ai lavori. Nato nel 1999, il festival ha l’obiettivo di allargare gli orizzonti culturali e far entrare in contatto mondi e culture diverse attraverso la proiezione di film provenienti da tutto il mondo, dimostrando la potenza dell’arte dell’audiovisivo.
Dopo tre anni al Cineparco TILT, il festival torna a Pisticci, città in cui Lucania Film Festival è nato, trasformata per l’occasione in una sala cinematografica a cielo aperto con sedute, palco e maxischermo: piazza Umberto I – la principale della città – e piazzetta Giannantonio prendono il nome di Sala Grande e Sala Piccola.
La masterclass con Valerio Mastandrea
Valerio Mastandrea
È la Sala Piccola a ospitare l’evento più intimo e raccolto del festival: le masterclass, infatti, permettono a un massimo di 26 amanti del cinema, previo pagamento di una quota di 15 euro, di dialogare con gli artisti protagonisti del festival. Martedì 6 agosto Valerio Mastandrea, attore e regista, ha risposto alle curiosità dei partecipanti parlando del suo approdo casuale alla recitazione e della sua esperienza da regista; ha rivelato aneddoti legati alla sua vita privata e professionale, scambiando idee e pareri con un pubblico rapito dalle sue parole e dalla sua spiazzante ironia. Mastandrea ha raccontato i tanti personaggi interpretati nel corso della sua carriera, soffermandosi particolarmente sulla difficoltà di vestire i panni di Ivano, il protagonista di C’è ancora domani, regia di Paola Cortellesi: un uomo violento che afferma la propria autorità picchiando e disprezzando Delia, sua moglie. L’attore ha confidato di non essere riuscito a interpretare il personaggio come avrebbe voluto: “In troppi momenti viene fuori la mia umanità”, ha confessato alla platea. Al contrario, invece, è proprio l’umanità velata di Ivano a rappresentare uno dei punti di forza del film: il personaggio riesce a scatenare nello spettatore rabbia e disprezzo, ma anche pena, mettendo in luce la complessità della violenza domestica e mostrandola non come il semplice scontro fra due poli opposti (l’abusante e l’abusato), ma come un sistema complesso di retaggi culturali patriarcali ancorati a pensieri e comportamenti. Mastandrea, poi, ha continuato a parlare di C’è ancora domani, rivelando che alla prima lettura del copione era titubante e incerto sulla riuscita del film: “Tu sei pazza. Non so se ci riesci, ma se ci riesci succede un casino”, racconta di aver detto a Cortellesi. Al contrario, invece, la storia di Delia è riuscita a riempire le sale cinematografiche e i cuori degli spettatori, ha portato al cinema generazioni diverse e lontane di donne e uomini. Una conferma di tutto questo è avvenuta anche al Lucania Film Festival: il film ha inaugurato il festival con una Sala Grande strapiena.
Un festival attento alla sostenibilità
Sempre nella giornata di martedì 6 agosto in Sala Grande si è tenuto uno degli appuntamenti più rilevanti del Lucania Film Festival, che ne spiega le politiche e le idee: il direttore artistico Rocco Calandriello ha dialogato con Donato Ramunno, direttore di Arpa Basilicata (agenzia regionale che si occupa della protezione ambientale del territorio lucano), uno dei partner del festival. Al centro della discussione l’ideazione di un protocollo per la sostenibilità a cui possano aderire tutti i festival della Basilicata, da firmare il 21 marzo prossimo. Dieci i principi generali su cui ragionare con istituzioni, sponsor e organizzatori, fra questi: mobilità sostenibile, produzione dei gadget, gestione dei rifiuti. Un punto importante su cui Calandriello si è soffermato è quello degli allestimenti, sottolineando la necessità di utilizzare materiali riciclati o riciclabili, favorire fornitori e materie prime locali, prevedere un magazzino di stoccaggio condiviso fra gli organizzatori di eventi affini. Lucania Film Festival mette già in atto molti di questi accorgimenti per rendere il festival il più sostenibile possibile: la moquette del red carpet che circonda le sedute della Sala Grande, per esempio, è la stessa da tre edizioni; la stoffa dei banner non riutilizzabili viene impiegata nella realizzazione di gadget per le edizioni successive. Un altro punto fondamentale del protocollo riguarda l’educazione ambientale: “Non ci sono tutti gli elementi che portano a una sostenibilità completa, ma noi ce la mettiamo tutta. L’attività principale che continueremo a svolgere è strettamente legata alla formazione e all’educazione ambientale, per far sì che questi principi possano diventare prassi comune”, conclude Calandriello, dimostrando la seria e precisa volontà di impegnarsi in azioni concrete verso un cambiamento ecosostenibile.
I film in concorso
Cinquanta i film in concorso all’interno della sezione del Lucania Film Festival dedicata alla valutazione di nuove pellicole nazionali e internazionali, inserite all’interno di categorie specifiche (International Section Short Fiction Film, International Section Short Documentary Film, Spazio Italia Selection, eccetera) e valutate da tre giurie diverse (International Jury, Spazio Italia Jury, Giuria pop).
Alla fine del festival le giurie decretano una pellicola vincitrice per ogni categoria. I partecipanti al festival possono prendere parte alla visione dei film in concorso, proiettati in Sala Piccola ogni giorno per categorie dalle 20.45 alle 23. Nella Short Fiction Section, It takes a village di Ophelia Harutyunyan racconta la storia commovente di una comunità di donne armene che, abbandonate dai loro mariti partiti per la Russia, affrontano insieme le asperità della vita quotidiana, creando un’indistruttibile rete di cura. In Alpha (Spazio Italia Section) il regista Anteros Marra riflette sull’identità maschile e sul concetto di mascolinità tossica. Il cortometraggio racconta di come molti ragazzi vengano inghiottiti all’interno di retaggi culturali patriarcali che impediscono loro di mostrarsi per quello che sono: cinque adolescenti conducono le loro vite all’insegna di odio e violenza, tentando di dimostrare così la loro virilità e la loro potenza. Edo, però, ha il coraggio di rivelare le proprie fragilità e mettere in discussione le sue scelte, confutando le convinzioni che avevano influenzato la sua vita e quella dei suoi amici fino a quel momento.
Alice Rohrwacher
Alice Rohrwacher: rendere universali storie locali
Mercoledì 7 agosto La chimera di Alice Rohrwacher occupa il maxi schermo della Sala Grande. Racconta la storia di Arthur, un giovane archeologo inglese capace di carpire la presenza delle tombe etrusche presenti nel sottosuolo del litorale tirrenico. Gli amici del ragazzo sfruttano il suo dono per rubare i reperti archeologici e rivenderli a caro prezzo al mercato nero. La catabasi che porta Arthur alla conquista del sottosuolo rappresenta, però, anche una metaforica ricerca della propria identità, la necessità di ritrovare se stessi dopo un momento di smarrimento. Il giovane, infatti, dimostra di avere una familiarità non comune con l’oscurità del mondo sotterraneo: il buio non è solo intorno a lui, ma anche dentro di lui, e ritrovare la luce è un cammino non privo di difficoltà per l’archeologo. Un viaggio nell’interiorità dell’essere umano, insomma, a cui si aggiunge la ricerca dell’amore: quello perduto, per Beniamina, che come un fantasma appare nei ricordi di Arthur, e quello per Italia, segno di speranza e rinnovamento che, però, Arthur sembra non saper accogliere. Poco prima della proiezione, Rohrwacher ha presentato il proprio film alla platea, raccontando l’origine della trama: l’interesse per i tombaroli nasce dalla necessità di comprendere un fenomeno molto vicino alla regista, scoppiato improvvisamente negli anni Ottanta del secolo scorso.
“All’inizio mi sono avvicinata perché quando temo qualcosa voglio capirla. Questi erano uomini che si presentavano come eroi della notte, in realtà erano il chiaro ed evidente prodotto di una società che costringe a fare soldi a qualsiasi costo. Ho cercato di seguirli senza un giudizio umano ma con giudizio politico”. È una storia profondamente locale perché ancorata a specifici eventi avvenuti in un territorio preciso, ma contiene tematiche che toccano intimamente l’animo umano – la proprietà, la morte, l’amore, il dolore, l’assenza – mostrando la potenza del cinema, capace di riflettere e fondere due mondi, quello esteriore e quello interiore.
In conclusione
La Basilicata è un luogo meraviglioso, ma molto spesso i suoi abitanti, soprattutto i più giovani, si sentono imprigionati per la mancanza di strutture e mezzi a sostegno della cultura. Anche andare al cinema, azione naturale e probabilmente scontata per chi vive in città, in Basilicata può diventare complicato. Lucania Film Festival rappresenta un momento fondamentale per i cittadini lucani, che in quei giorni non solo fanno esperienza della magia del cinema, ma hanno la possibilità di conoscerne i retroscena, entrando in contatto e dialogando con i maestri del mestiere.