TourFest 2024 | Vivaio
Una serra creativa per gli artisti e per il pubblico
Di Alessandro Beltaro.
A Terlizzi, cittadina a nord di Bari, si è tenuta dal 25 al 28 luglio 2024 la seconda edizione del festival di teatro Vivaio. Coltivare il teatro in città, diretto da Michele Altamura e organizzato da Vico Quarto Mazzini in collaborazione con Zorba, una cooperativa sociale che propone percorsi educativi per il territorio. Il festival ha coinvolto la cittadinanza con spettacoli teatrali, concerti, un’installazione, incontri e progetti partecipativi.
Il 25 luglio il festival ha aperto con Un viaggio che non abbiamo fatto, l’installazione degli Usine Baug replicata anche nei giorni successivi. All’interno della scuola media Gismundo, erano stati organizzati diversi luoghi per incontrare la cultura palestinese. All’ingresso una scultura creata da tazze, tessuti, ampolle e altri oggetti tipici della Palestina, in un’aula si poteva seguire una degustazione di prodotti tipici: tè caldo e due tipi diversi di focacce da accompagnare con delle spezie. Il percorso culinario era guidato dal racconto di una signora originaria della Palestina, che spiegava come e in quale occasione mangiare i diversi cibi. In un’altra aula si potevano leggere e ascoltare dei monologhi scritti da ragazzi che vivono quotidianamente la guerra: le testimonianze sono state raccolte dagli Usine Baug, stampati e appesi nella stanza. Sempre all’ingresso erano stati messi a disposizione dei cocci su cui scrivere e disegnare a piacere, come se dalle macerie della guerra si potesse ricostruire un’opera d’arte collettiva. Insomma, in un luogo deputato alla cultura si aveva la possibilità di scoprirne un’altra apparentemente molto lontana, ma con molti tratti simili come la condivisione del cibo come espressione di ospitalità.
A seguire si è tenuto il concerto Arabica 100 di AndL & Samer Asakleh. Attraverso la musica elettronica di AndL e l’oud (strumento a corde tipico del Medio Oriente) di Samer Asakleh, ha raccontato l’incontro tra l’Arabia e l’Asia Sud-occidentale, includendo anche i suoni di strada per comunicare meglio le voci di quei luoghi.
Arabica 100 artisti: AndL & Samer Asakleh (ph. Francesco Confalone)
Il 26 luglio, sempre all’interno della scuola Gismundo, si è tenuto lo spettacolo Cattiva sensibilità di Martina Badiluzzi, che racconta la scuola dal punto di vista di un’insegnante. Partendo da una lezione di analisi logica e avvicinandosi a Jane Eyre, la protagonista, interpretata da Barbara Chichiarelli, ragiona sulle dinamiche allievo-insegnante e sul valore politico della scuola. La scelta di accomunare la platea di un teatro a una classe di scolari ha reso l’atmosfera molto più coinvolgente: si aveva proprio l’impressione di assistere a una lezione. Purtroppo però il progetto luminoso non rendeva sempre chiaro quando l’insegnante stesse parlando al pubblico e quando ai suoi studenti. Al contrario la pulizia dei gesti di Chichiarelli e la musica dal vivo di Samuele Cestola restituivano l’atmosfera quasi sacrale di una lezione tra i banchi.
Cattiva sensibilità di Martina Badiluzzi: in scena Barbara Chichiarelli e Samuele Cestola (ph. Francesco Confalone)
Il 27 luglio è andato in scena, presso l’Azienda Florovivaistica TricaricoG, Still Alive di Caterina Marino. L’atto-autrice romana ha raccontato, con un mirabile sensibilità e una grande onestà, la depressione di una ragazza in questo momento storico. L’oggetto cardine è il piumone, accogliente e soffice, ma anche opprimente e soffocante. Quell’oggetto che ti fa rimanere a letto più del dovuto, diventando un mezzo per fuggire dalla realtà. Il testo, con rimandi a Cesare Pavese e un’ironia sagace, passa dal dolore esistenziale all’apertura di uno spiraglio, una speranza, verso un futuro creduto perduto. Ad amalgamarsi perfettamente con le parole e il corpo di Caterina Marino sono state le videoproiezioni di Lorenzo Bruno, che creano non solo uno sfondo, ma anche un dialogo con la performer.
Caterina Marino in Still Alive (ph. Francesco Confalone)
Il non plus ultra per un festival che si chiama Vivaio è poter organizzare uno spettacolo in un vero vivaio, un’esperienza molto suggestiva perché l’atmosfera già calda del festival, per via dell’intimità che si crea tra il pubblico, viene colorata dalla moltitudine di fiori e piante che circondano pubblico e attori.
Il 28 luglio ci si è spostati alle S.E.R.R.E., sede della cooperativa Zorba e centro socio-culturale della città, soprattutto dedicato ai bambini. Un luogo sorprendente perché alcune serre dismesse sono diventate stanze in cui i più piccoli possono sperimentare tutta la loro creatività e leggere libri o fermarsi a fare i compiti. Qui abbiamo assistito a Suck my Iperuranio di Giovanni Onorato, uno spettacolo che unisce la stand-up comedy e il teatro di narrazione, raccontando le peripezie di un ragazzo che è stato lasciato.
Giovanni Onorato in Suck my Iperuranio (ph. Francesco Confalone)
A seguire, il concerto di Cantiere Comune Mediterraneo, un viaggio musicale tra le canzoni popolari dei diversi paesi che affacciano sul Mediterraneo, per capire che a tante melodie è difficile attribuire una paternità e che la storia della musica popolare è molto intricata tra le diverse culture.
Il concerto Cantiere Comune Mediterraneo (ph. Francesco Confalone)
Parte integrante del festival sono stati gli incontri dal titolo Germogli. Gli spettacoli erano preceduti da un dialogo con realtà virtuose della Puglia, che si misurano con l’innovazione, dall’intelligenza artificiale all’artigianato tessile fino al mondo dell’accoglienza alle persone con disabilità. Così come, al termine degli spettacoli la rivista “Stratagemmi” creava un momento di riflessione con gli artisti, indagandone il processo creativo e il percorso artistico.
Durante queste giornate, la piccola Terlizzi si è riempita di vivacità e di cultura. In una città che non ha un teatro (o meglio, ce l’avrebbe ma è chiuso) è stato emozionante rivedere agli spettacoli gli abitanti della città, conosciuti di giorno passeggiando per le vie del centro.
Il merito di Vivaio forse è proprio questo: avvicinare al teatro contemporaneo anche un pubblico di non esperti.