TourFest 2024 | Tovaglia a Quadri
La prova di un pranzo di Mattimonio per raccontare lo stigma della malattia mentale
Di Bianca Rondoni.
Immaginate il cielo stellato estivo che segue un tramonto magico, alle spalle di un castello in Toscana. Quello di Sorci, ad Anghiari, per essere precisi. Ora immaginate una tavolata tra amici, un po’ più in grande: più di cento persone, sedute a tavoli meticolosamente apparecchiati con le iconiche tovaglie a quadri e il servizio di piatti di famiglia, quello semplice ma sempre elegante. Aggiungete cibo toscano in grandi quantità, dai bringoli alla chianina, fino ai tozzetti, tutto cucinato al momento. In ultimo, il cuore pulsante della serata: il teatro.
Questo, e molto altro, è Tovaglia a Quadri, una cena toscana in quattro portate, intervallate da una storia unica, che cambia ogni anno.
Tovaglia a Quadri 2024: Mattimonio
Il progetto “Normali Mai”, concepito in collaborazione con l’Associazione Centro Franco Basaglia di Arezzo, si ispira all’eredità di Franco Basaglia e si concentra sulla lotta contro lo stigma sociale che ancora oggi avvolge la malattia mentale. “Normali Mai” mira a riportare al centro della narrazione collettiva le storie di vita di persone affette da malattie mentali e quindi spesso emarginate e dimenticate, usando i linguaggi artistici. L’arte, con la sua capacità di incarnare e dare voce a sentimenti e vissuti, diventa un mezzo potente per far riemergere storie.
Tovaglia a Quadri, con la rappresentazione di Mattimonio, è integrata in questo programma di eventi. La storia restituisce voce ad Adalgisa Conti, una ragazza di Anghiari che è stata rinchiusa per 70 anni ai Tetti Rossi, la struttura psichiatrica di Arezzo. Come molte donne dell’epoca, fu rinchiusa perché libera, perché non convenzionale, e per questo non accettata dal marito e la sua famiglia (la struggente testimonianza della stessa Adalgisa Conti è stata pubblicata in Manicomio 1914. “Gentilissimo sig.re Dottore, questa è la mia vita”, Mazzotta, 1978).
Ma la storia va oltre e porta gli ascoltatori a interrogarsi anche sulle relazioni al giorno d’oggi: il ruolo delle famiglie, cosa si è disposti o meno a fare per la persona amata, cosa siamo disposti ad accettare quando amiamo qualcuno, e molto altro. Cosa ci vuole, al giorno d’oggi, per sposarsi? Una location, prima di tutto, fondale perfetto per i fotografi. Un matrimonio in una chiesa addobbata a festa, forse non sempre spinti dalla fede. Un catering per qualche centinaio di persone. Ma cosa serve per dire davvero sì, senza l’ipocrisia? Mattimonio porta in scena la storia di Flavia, futura sposa e orfana di entrambi i genitori, e di Pierluigi, ingegnere e figlio di una famiglia convenzionale che ha in mente per lui una strada ben precisa. Ma quel ragazzo sarà in grado di sfidare queste convinzioni, scegliendo per sé stesso?ù
Dal 10 al 19 agosto 2024, il festival ripropone lo stesso spettacolo in maniera sempre unica, in un luogo magico.
Convivialità, teatro e cibo in abbondanza
Quando sono arrivata al Castello, ho immediatamente trovato il posto che mi era stato riservato. Tra una chiacchiera e l’altra con i miei vicini al tavolo, e nuovi compagni per la serata, è improvvisamente iniziato lo spettacolo. Gli attori hanno sfilato intorno alle varie tavolate, recitando sulle scale del castello, urlando tra di loro dall’interno, dalle finestre spalancate, fino al giardino. Un’ambientazione dinamica e suggestiva, con le vicende interrotte dalle quattro portate, che nelle parole degli attori diventavano “l’assaggio del menù di nozze”, garantendo continuità e leggerezza alla serata. Il menù prevedeva antipasti tipici toscani (menzione d’onore ai crostini rossi!), bringoli al sugo finto, stracotto di chianina al chianti con patate, e immancabili torcolo e cantucci.
Il tema della serata, della storia messa in scena, di certo non leggero, è stato reso in maniera divertente e comunque perfettamente in grado di suscitare riflessioni profonde sui temi della psiche umana, dell’amore, e dei rapporti interpersonali in generale.
Tovaglia a Quadri ad Anghiari è veramente un’esperienza a 360 gradi, che permette di incontrare persone nuove, conoscere una tradizione culinaria con radici profondissime, vedere in scena attori locali di grande talento, e apprendere storie importanti, come quella di Adalgisa Conti. L’impresa di ridare dignità a voci ormai da alcuni dimenticate, da molti forse non ancora conosciute, è ammirevole e necessaria.