TourFest 2024 | Crisalide
Arte e filosofia in 13 “azioni gravitazionali” tra le colline, il fiume, il bosco
Di Francesca Faelutti
In un percorso tra campi, bosco e fiume Bidente si svolge la 31esima edizione di Crisalide Festival. Un’esperienza immersiva che, per la prima volta, Masque Teatro realizza come un unico percorso che unisce 13 performance, 10 delle quali in prima esecuzione assoluta.
Si parte dal Giardino di Gualdo, tra le colline di Forlì, dove anche il caldo diventa sopportabile e il finire dell’estate si legge tra i grappoli di uva maturi e pronti per essere raccolti. Non si può non farci caso anche per due (inaspettati) ospiti felini che imparano ad arrampicarsi sugli alberi e sulle fronde: anche la loro è un’“azione gravitazionale”, il tema che Lorenzo Bazzocchi sceglie per questa edizione. “Azioni gravitazionali” è il fil rouge dell’intero festival, che si svolge da luglio a novembre in diverse location (la parte autunno-invernale si tiene presso il Teatro Félix Guattari).
Un percorso di 13 performance
Il pomeriggio si apre con Presenza comune. Atto unico yogico, una breve pratica di yoga a cui tutti gli spettatori e spettatrici possono partecipare: Francesca Proia li guida in un’esperienza accessibile e ideale per sollecitare i sensi e lasciare andare il corpo. Riaperti gli occhi è il turno di Sara Baranzoni e Paolo Vignola in Fuorilogos, una performance di approfondimento sulla lettura del filosofo francese Gilles Deleuze degli aforismi di Nietzsche e su come questi debbano essere interpretati attraverso la contemporaneità, offrendo un ampio spunto di riflessione ad ascoltatori e ascoltatrici.
Francesca Proia, Presenza comune. Atto unico yogico
Attraversando i campi delle colline forlivesi, ci si ritrova da un momento all’altro in un bosco e nella stessa frazione di tempo comincia la performance Echo dance of furies di Dewey Dell (con Agata Castellucci, Teodora Castellucci e Nicolò Russo). I tre danzatori riescono a trasmettere il senso di paura, di panico, di minaccia; i movimenti veloci e i corpi sempre all’erta si fondono con il paesaggio campestre e così come sono comparsi, spariscono.
Dewey Dell, Echo dance of furies
Il sentiero conduce poi a un rituale, una connessione visiva e sonora con la Terra: Alos in Ritual IV strings from the Earth unisce il suono della chitarra elettrica a riti e vocalizzi che fanno risuonare le parti più profonde del Pianeta che dopo essere sbocciato e aver fruttato nell’estate, si prepara per i ritmi lenti dell’inverno.
Lasciando la musica sullo sfondo, si prosegue e si incontra T (Luca Piomponi), prodotto da Opera Bianco, ovvero il trickster, la figura mitologica antropomorfa riletta qui come l’origine animale del clown. T salta, fa acrobazie, si ribalta, si capovolge, si allontana e si avvicina al pubblico, per cogliere modi diversi di vedere, nuove prospettive, differenti punti di vista da cui osservare la realtà.
Pochi passi più avanti il sentiero si fa più stretto ed esplode la bellezza del fiume Bidente. Gruppo Nanou con Rhuena Bracci e Francesco Dionisi si fonde con le acque del fiume che scorrendo sono parte viva di Specie di spazi [giardino]. L’indagine di Nanou si concentra proprio sull’unione tra i corpi e la natura, creando una fusione organica che può esistere solo con la presenza di tutti gli elementi: quando è immerso nell’acqua, il telo cambia colore, peso, spessore, e di conseguenza si modificano le reazioni dei performer, in un continuo dialogo artistico tra uomo e natura.
Gruppo Nanou, Specie di spazi [giardino]
Il letto del fiume è ora percorso da una zattera che trasporta gli artisti delle performance successive: la prima a calarsi in acqua è Eleonora Sedioli in E tutti i volti dimenticati (Masque Teatro). Una narrazione che porta a riflettere sugli alti e bassi, su come il flusso degli eventi possa cambiare e di come alle volte il destino trovi il modo di agire.
Dall’impervio scorrere del fiume Ateliersi (Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi) raccontano dei ricordi di lettura evocando paesaggi e sensazioni che ben si sposano con l’ambiente circostante; la performance Sul ghiaccio ci sono bellissime foglie che paiono di cristallo è nata durante la creazione dello spettacolo We Did It!, che ha come tema il futuro del pianeta in un momento in cui molte delle attuali crisi vengono risolte.
Poco più avanti, sempre sulla sponda del fiume, Cristina Kristal Rizzo in 10 titoli incentra la performance nell’utilizzo del proprio corpo in una danza che esplora gli spazi, le forme, gli angoli, le estensioni e che sembra prendere le forze e il dinamismo proprio dal terreno nel quale è posizionato, dalle foglie degli alberi e dalle loro radici ma anche dall’incessante scorrere dell’acqua fluviale.
Sceso dalla zattera procede lentamente Roberto Magnani, in una disperata e incessante ricerca che dal fiume si fa strada attraverso il pubblico. Malpelo. Primo scavo prende ispirazione dall’omonimo saggio del filosofo Giuseppe Fornari sullo scritto di Giovanni Verga Rosso Malpelo, per uno “scavo” intorno alla novella pubblicata in Vita dei campi. Magnani prosegue la sua ricerca fino a scavare nella terra, portandosi sempre più a un livello animalesco, quello della verità, come sostiene l’artista, e quello a cui Malpelo si avvicina più di quanto possa fare l’uomo, non avendo un nome.
Il sole è tramontato dietro le colline, il percorso dal fiume che attraversa il bosco è illuminato da fari e lucine. Il campo diventa location di Cose che si fanno al buio di Stefania Tansini. Questo duetto site specific (con Francesca Ugolini), racconta il rapporto con l’inner self, in un avvicendarsi di movimenti liberi nello spazio e altri a canone, dapprima in mezzo al pubblico, poi sedute, poi sfuggendo e rincorrendosi.
Stefania Tansini, Cose che si fanno al buio
Spazio al versante musicale con il duo di contrabbassisti Rocco Castellani e Giacomo Piermatti in Annottato, progetto che prende il nome della sala dei musei Burri. Non poteva esserci genere migliore che la musica contemporanea per ascoltare, seduti e sedute nella penombra del campo, il suono dei contrabbassi fondersi con quello della natura, tra le melodie che hanno saputo far risuonare anche le note meno conosciute dei due strumenti.
Ormai è giunta la sera e nel buio pressoché totale ha luogo la nuova creazione di Nicola Galli. Un cerchio di led sull’erba è sia l’illuminazione sia la scena della performance Il mondo altrove: una storia notturna, ispirata dai rituali indigeni. Galli incarna lo sciamano che conduce la cerimonia. Il rito apre alla visione di una cultura altra che il pubblico è naturalmente invitato ad accogliere, a comprendere, a fare propria.
Nicola Galli, Il mondo altrove: una storia notturna
Cominciato all’insegna della spiritualità, Crisalide Festival non poteva che chiudersi con la lettura propiziatoria: Tarocchi degli algoritmi di Mara Oscar Cassiani. Una pratica collettiva di lettura ed esecuzione dei Tarocchi degli Algoritmi, mutuati dalle bolle algoritmiche dei social. Tra cuori con le mani degni dei migliori trend di TikTok, e letture più o meno personali delle carte, la prima giornata di questa edizione di Crisalide Festival si conclude con un mini rave, la cui partecipazione collettiva di tutti gli spettatori e le spettatrici ne ha ulteriormente decretato il grande successo.