TourFest 2024 | A Veglia. Teatro a Baratto
Un “campionato teatrale” all’insegna del dono e dell’incontro
Di Alessandro Beltaro, Caterina Gruden and Marta Maggioni
In un tempo in cui la televisione non aveva ancora invaso le nostre case, in Toscana la sera ci si chiedeva: “Che si fa? Si va a veglia?”. Andare “a veglia” significava recarsi a casa di amici portando la propria seggiola e qualche dono, come una bottiglia di vino o dell’olio, per trascorrere insieme la serata tra chiacchiere, risate e buon cibo.
Questa antica tradizione rivive oggi grazie a Elena Guerrini, che dal 2006 organizza il festival A veglia Teatro del Baratto, un evento che si ispira alla convivialità e allo scambio tipico delle veglie toscane. L’edizione di quest’anno si è tenuta dal 5 all’11 agosto 2024 a Manciano, in provincia di Grosseto, e noi abbiamo avuto la fortuna di assistere a qualche appuntamento e sbirciare il dietro le quinte della manifestazione.
Ogni giorno il festival prende vita in luoghi familiari e intimi: un portico, una piazzetta, un giardino privato. Qui, accompagnati dal cibo della Maremma e dal vino tipico del luogo, si svolgono incontri, laboratori e spettacoli teatrali. Il tema di quest’anno, Campionati teatrali 2024/2025, ha messo in luce il rapporto tra arte e sport, con attività mattutine come yoga, danza e pilates, seguite la sera da spettacoli che raccontavano storie di atleti e tifosi. Ed è così che la prima sera abbiamo ascoltato Gianfelice Facchetti e il suo monologo La tribù del calcio, in cui racconta la propria visione del mondo in stretto rapporto con il gioco del pallone. Essendo figlio di un noto calciatore, Giacinto Facchetti, il suo legame con lo sport è sempre stato molto serrato e, attraverso aneddoti e riflessioni, riesce a ricreare un ritratto molto intimo ed emozionante di una realtà che spesso è corrotta da interessi politici ed economici e giudicata superficiale a causa dell’aggressività di alcuni tifoni.
Il cuore del festival, però, non è solo negli spettacoli, ma nello spirito di condivisione e scambio che caratterizza ogni momento. Per partecipare alle attività, come nella veglia tradizionale, non si paga il biglietto, ma si partecipa “a baratto”. Il pubblico porta ciò che ha a disposizione, che sia vino, olio, formaggio o marmellata, tutti i doni raccolti vengono poi consegnati agli artisti, creando un ponte diretto tra il territorio e l’arte.
Questa connessione con la tradizione si respira anche nella semplicità degli allestimenti tecnici, che mettono al centro la bravura degli attori, veri e propri raccontastorie che non hanno bisogno di microfoni o grandi scenografie. Solo una fila di lucine e un tappeto colorato a righe, gli stessi dal 2006, fanno da sfondo agli spettacoli, in un’atmosfera intima e familiare.
Non sorprende che il festival sia stato definito “un’utopia” da Graziano Graziani durante una puntata di Pantagruel su RaiRadio 3. A veglia Teatro del Baratto sfida il sistema capitalista, proponendo un’alternativa basata sulla semplicità e lo scambio genuino, riportando l’attenzione sul concetto di comunità.
Se parteciperete al festival, incontrerete sicuramente Elena Guerrini, la sempre presente direttrice che, insieme a Miriam Verdecchi, cura ogni dettaglio dell’organizzazione. Vi capiterà di vederla per le strade del borgo, pronta a coinvolgere passanti e spettatori nella vita del festival, come in una grande famiglia.
Alla fine di una giornata ricca di laboratori ed emozioni, con il corpo affaticato ma il cuore pieno, lascerete la casa che vi ha ospitato e vi ritroverete nel silenzio dei colli toscani. Guardando le stelle brillare, potreste decidere di fermarvi alle sorgenti calde di Saturnia, lasciandovi cullare dal suono dell’acqua e dai ricordi delle risate condivise