TourFest 2024 | Festambiente
Ecologia, pace e raccolta differenziata
Di Marta Maggioni.
Camminando lungo una strada asfaltata da sola, senza piste ciclabili, a lato dei campi trasformati momentaneamente in due enormi parcheggi, inizio a intravedere il centro nazionale per lo sviluppo sostenibile di Legambiente “Il Girasole”, alle porte del Parco Naturale della Maremma. Sono così arrivata a FestAmbiente. Festival nazionale di ecologia e pace che si è svolto dal 7 all’11 agosto 2024, a Rispescia, in provincia di Grosseto.
Lungo la via ho iniziato a incontrare persone con salopette brandizzate “Festambiente”. Tutti molto gentili, mi hanno sorriso e indicato la strada. Ho proseguito finché sulla mia sinistra ho inziato a vedere i primi stand con marmellate e miele biologico. Dopo un paio di banchetti, sulla destra, mi ha accolta un grosso cartello0: “Benvenuti alla 36esima edizione di FestAmbiente”. A seguire, un’installazione per promuovere scelte più sostenibili: un campo con un trattore in grandezza naturale accanto a dei pannelli solari. Era una simulazione di impianto agrivoltaico Greencells Agrosol.
Dall’installazione lo spazio si apriva, immerso nella natura. Erano le quattro del pomeriggio e quasi nessuno dei partecipanti era ancora arrivato. Percepivo solo caldo e il suono delle cicale, che immagino soffrissero come me. Non ero mai stata in quel luogo e il primo impatto è stato caotico: spazi enormi, padiglioni ovunque e mille stimoli diversi. Ho avuto bisogno di ambientarmi, capire dove fossero le cose, esplorare e studiare le cartine con tutti gli spazi. Tra Auditorium, ecocampo di basket, minigolf, la città dei bambini e delle bambine, ristoranti, teatro nell’uliveto, spazio cinema, il festival si estendeva per tre ettari, diventando un vero e proprio villaggio temporaneo.
Solo verso le cinque i parcheggi hanno iniziato a riempirsi. Ho camminato tra i banchetti di produttori locali e sponsor, osservando intorno a me molte famiglie, principalmente persone tra i quaranta e i sessant’anni, spesso con figli piccoli. Ho pensato che le famiglie dovessero essere il target principale del festival. A favore della mia tesi, mi sono imbattuta in una serie di cartelloni che promuoveva attività per bambini dai tre ai quattordici anni, ricco di attività: spettacoli teatrali, racconti sugli animali, cacce fotografiche, percorsi motori tra gli alberi, laboratori di saponette personalizzate. Tantissime occasioni per far scoprire ai più piccoli la natura e i suoi benefici.
Gli incontri
All’interno del festival era stata allestita anche un’area giochi in collaborazione con Ecopneus, una società che recupera pneumatici fuori uso e li riutilizza all’interno di un sistema circolare, creando per il festival una pavimentazione morbida, tipica dei parchi giochi.
Continuando a passeggiare per il campus, il caldo si era intensificato e ho sentito il bisogno di idratarmi. Ho tirato fuori la borraccia e ho individuato sulla grande mappa del festival la casetta dell’acqua, sfortunatamente posizionata sotto il sole. Ho cercato di buttare giù l’acqua un po’ riscaldata e poi ho continuato la mia esplorazione. Dopo essermi ambientata, ho decido di prendere il programma del festival all’infopoint: un libretto di 128 pagine di carta lucida. Mi sono seduta su una panchina e ho letto il nuovo Topolino che mi hanno consegnato. Tra le pagine alcuni talk hanno catturato la mia attenzione: “Ambiente e Legalità: trent’anni di impegno. Dal primo “rapporto Ecomafia” ai nuovi scenari della criminalità ambientale e mafiosa: scelte da fare e responsabilità da assumere”. Mi sono seduta tra il pubblico, ma l’atmosfera risulta caotica, con brusii e prove di musica in lontananza. Lo spazio era privo di una tettoia e il sole ha aggravato la mia situazione. Dopo un po’, capisco che quel talk non è rivolto a me, ma più a persone più mature già a conoscenza del tema e coinvolte in Legambiente. Decido quindi di cercare qualcosa di più adatto a una ragazza di ventiqattro anni come me.
Il film Un paese di resistenza, ovvero la storia di Mimmo Lucano e di Riace
Clorofilla Film Festival, la rassegna dedicata al cinema all’interno di FestAmbiente, sembrava la risposta giusta. Prendo la mappa e vado alla ricerca dello spazio cinema. Mi perdo. Riprendo la mappa e capisco che avrei dovuto fare il giro della struttura passando per il parco Tutti in gioco e il Giardino delle Farfalle. Finalmente arrivo, è tutto tranquillo, un grande schermo all’aperto e persone sedute con cuffie che le isolano dal resto del festival. Una volontaria sorride e mi consegna un paio di cuffie. Mi accomodo e tutto l’inquinamento acustico sparisce. Resto sola con il film Un paese di resistenza. Dopo 90 minuti intensi, immersa nella storia di Riace e del sindaco Mimmo Lucano, mi sento profondamente toccata e speranzosa dopo questa testimonianza di attivismo per promuovere un mondo più pacifico. Rimango a guardare il cortometraggio successivo: Wadi Rum. Lotta ai rifiuti, la storia di due fratelli beduini che raccolgono rifiuti nel deserto per sensibilizzare i turisti sull’inquinamento.
Dopo il cinema, la fame inizia a farsi sentire. Scorrendo il programma, scopro diverse opzioni per la cena, tutte biologiche, locali, con opzioni vegane e vegetariane. Scelgo un panino vegano con melanzane e salsa di basilico, servito con stoviglie plastic free. Mentre butto i rifiuti nella raccolta differenziata, noto che alcune cose sono mescolate e mancano le indicazioni su dove gettare i vari materiali. Un po’ delusa, sfoglio nuovamente il libretto e leggo che il festival ha ottenuto il certificato di Ecofestival, progetto in partnership con Legambiente, per il risparmio energetico e idrico, la mobilità sostenibile, l’alimentazione biologica e la raccolta differenziata.
Allegro bestiale: viaggio ai confini della biodiversità con la Banda Osiris e Telmo Pievani
In attesa dell’evento che chiuderà la prima giornata del festival, ho il tempo per visitare il padiglione della libreria. Sfoglio libri su viaggi sostenibili, storie sociali e guide ai parchi nazionali. Mi fermo poi a uno stand con degustazione gratuita di vini biologici, dove faccio amicizia con un volontario della mia età. Lui è entusiasta del festival: è il secondo anno consecutivo che partecipa come volontario e mi racconta di quanto sia imponente l’organizzazione e il calore con cui viene vissuto da chi vi prende parte. Il suo entusiasmo mi contagia e, con un rinnovato spirito, mi dirigo verso lo spazio concerti per assistere allo spettacolo della Banda Osiris e Telmo Pievani, intitolato Allegro bestiale: viaggio ai confini della biodiversità. Intorno a me ci sono centinaia di persone: alcune in piedi sui gradini, altre sedute sull’erba e altre ancora sistemate su sedie, tutte immerse in questo concerto strampalato che mescola musica e scienza.
Al termine della serata, mi avvio verso l’hotel. La strada è buia e molte auto mi passano accanto, tutte, alcune più piene altre più vuote, con persone che, come me, hanno partecipato al festival. L’ultima corsa dell’autobus è passata almeno quattro ore fa, ma per fortuna in soli dieci minuti a piedi riesco a raggiungere la mia destinazione.