Concorrente bando la Buona Grafica 2020


PRESENTAZIONE DEL FESTIVAL

Il Giardino delle Esperidi, organizzato da Campsirago Residenza e giunto alla sua XVI edizione, è un festival itinerante che si nutre di paesaggio, parte da una terra, dai suoi alberi, dalle sue valli, dai borghi e dai boschi del Monte San Genesio, in provincia di Lecco, per diventare luogo universale d’incontro.

Le Esperidi sono forme d’arte che si contaminano nel cammino, nella scoperta; sono un invito a partire per un viaggio, a vedere, udire, percepire, immaginare. Alle Esperidi la natura diventa palcoscenico e opera stessa. Gli spettacoli vanno in scena nel piccolo borgo di Campsirago e su oltre dieci palcoscenici allestiti in location di grande bellezza architettonica e paesaggistica, che ogni anno si rinnovano, accompagnando il pubblico alla scoperta del territorio.

I luoghi del Festival sono infatti i suggestivi paesaggi naturali, i boschi di castagno, gelso e robinia, le ville, le antiche cascine e le chiese secolari della Brianza e, naturalmente, i due suggestivi palchi del quattrocentesco Palazzo Gambassi, sede di Campsirago Residenza, sospesi sulla vallata illuminata dalle stelle e dalla miriade di luci notturne della grande metropoli milanese. Nel corso delle sue edizioni, il Festival ha ospitato compagnie nazionali e internazionali, e ha interessato dieci comuni, creando ogni estate un connubio speciale tra Arte, nelle sue diverse forme, Natura e Pubblico. Cuore del Festival è la ricerca sul contemporaneo e il Teatro nel paesaggio. Ogni opera viene riadattata o creata appositamente per i contesti paesaggistici nei quali viene rappresentata. Accanto a spettacoli site-specific e a spettacoli itineranti nella natura, Il Giardino delle Esperidi ospita spettacoli di danza, teatro di figura, nuova drammaturgia, reading, concerti e incontri. Ogni anno all’interno del Festival vengono organizzati seminari e workshop di formazione teatrale. Il Festival si svolge tra giugno e luglio, a cavallo del solstizio d’estate, a celebrare ancora una volta lo stretto legame con la natura.


PRESENTAZIONE DEL PROGETTO GRAFICO

Il Giardino delle Esperidi Festival è una realtà ricca di stimoli, complessa nella sua articolazione, caratterizzata da una commistione di luoghi e di presenze. È anche una realtà ormai consolidata, con una tradizione ultradecennale: un tempo considerevole, durante il quale Campsirago Residenza attraverso il Festival ha saputo costruire e intensificare relazioni importanti con l’intorno territoriale immediato: un paesaggio ricco di puntuali emergenze paesaggistiche e culturali, che il Teatro ha saputo di volta in volta valorizzare, facendole scoprire ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo.

Due anni fa, all’interno della più ampia collaborazione con Campsirago Residenza - di cui nello stesso periodo abbiamo iniziato a curare in generale l’ambito della comunicazione, ci siamo occupati per la prima volta dell’immagine del Festival. La riscoperta della tecnica classica del collage, fisicamente realizzato, incollato pezzo a pezzo e adattato nelle diverse forme per rispondere alle varie esigenze della comunicazione, ci è sembrata la risposta più efficace per captare, catturare e restituire almeno in parte la vocazione del Festival a mettere a sistema contesti fisici e contenuti teatrali diversi. Alcuni degli elementi che compongono le tavole sono suggeriti di volta in volta dai temi delle edizioni, e si vanno a collocare accanto ad altri che restano costanti: la figura delle Esperidi, la presenza della cartografia geopolitica dei luoghi, per citarne alcuni.

Nell’ultima edizione, in particolare, l’aspirazione a portare le Esperidi “on the moon”, nell’auspicio di lasciarsi inditero e superare con slancio ottimista la difficoltà di un anno complesso per tutte le realtà teatrali e non solo, ci ha spinto a immaginare un paesaggio onirico, talvolta fantascientifico. Dove le ninfe camminano sulla luna con il capo avvolto in caschi traslucidi, rimando voluto a un anno in cui i volti delle persone - attori o spettatori - si sono abituati ad essere coperti, protetti, nascosti; dove lune, stelle e firmamenti si sovrappongono in modo surreale, per evocare nuovi sistemi di riferimento e il ribaltamento di alcune delle certezze su cui sta dimostrando di sbagliarsi l’epoca contemporanea; dove un astronauta fa capolino, da dietro le montagne, e ci spinge a interrogarci su quale sia la prospettiva più adatta da adottare per giudicare quello che ci sta accadendo.

Il collage in questo modo si rivela strumento iconografico capace di accogliere diverse istanze, e al contempo si presta a diventare elemento di forte riconoscibilità del Festival, che in questi due anni ha dimostrato di saper comunicare in modo efficace e continuativo - pur nella distanza tra una e l’altra edizione - tanto nell’ambito della comunicazione cartacea, quanto in quello del digitale.